(Fonte: Corriere del Veneto)
Il presidente della compagnia veronese (nella foto): «Posso dire che siamo il primo Gruppo assicurativo a offrire polizze innovative»
Presidente Bedoni, come è evoluto negli ultimi anni il concetto di gestione del rischio in agricoltura?
«Il tema ha acquisito sempre maggiore importanza in Europa, in particolare nel corso degli ultimi dieci anni. La Politica agricola comune ha tenuto per quasi quarant’anni i nostri agricoltori parzialmente al riparo dalle fluttuazioni dei prezzi. Dopo il ciclo riformatore iniziato negli anni novanta e giunto nel 2013 a una nuova tappa di riforma, le imprese sono più vicine ai mercati e più esposte alle oscillazioni dei prezzi, tanto dei prodotti agricoli che dei mezzi tecnici necessari alla produzione. A questo si somma la maggiore intensità e variabilità con le quali oggi si manifestano gli eventi climatici e i loro effetti su quantità e qualità delle produzioni. Questo espone gli agricoltori a rischi maggiori e le esperienze degli ultimi anni lo testimoniano bene».
La crisi del latte, le ripetute difficoltà del sistema ortofrutticolo, gli impatti sempre più importanti connessi al verificarsi di eventi atmosferici estremi, sono alcuni dei principali fatti che hanno contraddistinto il nostro sistema agricolo negli ultimi anni.
«L’Europa stessa ne ha preso coscienza, tardivamente. Ma è positivo che l’Unione Europea abbia iniziato a investire sulle politiche di gestione del rischio in agricoltura. Un primo importante passo è stato fatto con l’introduzione delle polizze agevolate nell’ambito del regime di aiuti allo sviluppo rurale. Il dibattito sul futuro delle politiche europee per l’agricoltura è destinato a proseguire lungo questo binario. In altri Paesi, Stati Uniti e Canada in particolare, la gestione dei rischi rappresenta da sempre uno dei più importanti strumenti a disposizione degli agricoltori. Credo che per l’evoluzione della politica agricola europea questo sia un sentiero obbligato».
Quali nuove opportunità ha portato l’introduzione delle polizze index based?
«Fanno parte delle soluzioni sperimentali promosse dall’UE con l’ultima riforma della politica agricola. Cattolica ha iniziato da tempo a lavorarci, nella convinzione che possano rappresentare una nuova opportunità per gli agricoltori, in grado di parametrare i termini del contratto assicurativo sull’andamento di indici climatici che influenzano non solo le rese ma anche la qualità del raccolto. Credo di poter dire che Cattolica è il primo gruppo assicurativo che, ad oggi, offre sul mercato strumenti di questo tipo. Vogliamo consentire agli agricoltori di disporre di uno strumento facilmente comprensibile e agganciato ad indicatori oggettivi e verificabili che influenzano consistenza e qualità delle rese. Un’innovazione assoluta nel campo delle assicurazioni agricole: uno dei risultati dello sforzo del gruppo per innovare, anche in questo settore. Si tratta di un passo avanti verso la considerazione del reddito quale elemento centrale dell’assicurazione. I prezzi ormai sono globalizzati e le oscillazioni sono un grande elemento di incertezza per l’operatore agricolo. Noi intendiamo lavorare all’obiettivo della stabilizzazione dei redditi. Dovremo trovare soluzioni comuni a livello europeo. E’ un punto cruciale».
Come si può rispondere efficacemente al rischio climatico, soprattutto in questi ultimi anni che hanno evidenziato fenomeni sempre più intensi e violenti?
«L’esposizione degli agricoltori agli eventi climatici avversi è senza dubbio cresciuta negli ultimi anni. In più siamo di fronte a dei cambiamenti che impegnano l’agricoltura nel medio-lungo periodo. Gli effetti dei cambiamenti devono essere contenuti da appropriate politiche di adattamento colturale e aziendale, da pratiche colturali più intelligenti nell’uso dei mezzi tecnici e da nuove opportunità di trasferimento di parte del rischio al mercato. Da qui parte l’attenzione del gruppo Cattolica alle polizze index-based. Ma anche l’investimento che stiamo facendo con il nostro Osservatorio agroalimentare nello sviluppo di conoscenze da mettere a disposizione del settore. Bisogna dare supporti concreti agli operatori del settore. Così abbiamo deciso di mettere on-line una piattaforma dedicata alle conoscenze per il sistema agroalimentare, che offre anche la possibilità di fruire di un servizio meteo intelligente. Il successo dell’iniziativa è la testimonianza di un bisogno diffuso sull’intero territorio nazionale».
In una regione a fortissima vocazione vinicola come il Veneto, si possono mettere in campo prodotti assicurativi specifici per gestire il rischio?
«Certo, già diversi prodotti sono disponibili e anche quando abbiamo iniziato a lavorare sulle polizze index-based siamo partiti proprio dal vino e proprio dai territori del Veneto. Le performance registrate dall’offerta vinicola di questa regione negli ultimi anni sono impressionanti e rappresentano un traino per lo sviluppo di interi bacini territoriali. Siamo stati e siamo vicini alle esigenze degli operatori del settore. Abbiamo elaborato soluzioni specifiche per loro e ci stiamo impegnando anche sulle nuove frontiere della gestione del rischio. Il settore vitivinicolo è uno dei traini del nostro sistema agroalimentare. Una delle componenti più importanti dei quasi 40 miliardi di esportazioni che permettono al Made in Italy di essere sulle tavole di tutte il mondo. Queste considerazioni sono alla base di una attenzione specifica che Cattolica dedica al settore e alla costruzione delle soluzioni assicurative più appropriate. Un esempio su tutti: lo sviluppo di soluzioni che tengano conto della complessità delle produzioni e del mercato. E’ importante fornire servizi per coprire rischi associati all’export agroalimentare. Pensiamo ai molti prodotti sottoposti a processi di maturazione e di conservazione in magazzino che richiedono tempi lunghi. Occorre disporre di capitali di anticipazione ma anche di coperture di rischi per il tempo, non sempre calcolabile, che intercorre tra la produzione e la vendita».
Dal vostro punto di vista sarebbero necessarie anche delle modifiche normative?
«Direi che bisogna mettere le gambe all’idea maturata in sede comunitaria di puntare sugli strumenti di gestione dei rischi. Va fatto sia a livello comunitario che a livello nazionale. In Europa occorre mettere definitivamente a punto la gamma degli strumenti disponibili e rinforzare la dimensione finanziaria che li sosterrà nel prossimo futuro. A livello nazionale, va data sistematizzazione e continuità alla recente messa a punto di strumenti sperimentali (assicurazioni index-based e sul reddito). E in generale bisogna alleggerire il peso di una complessità burocratica troppo elevata».
C’è però anche un problema culturale su questi temi. Un vero e proprio ritardo nella percezione dell’importanza della gestione del rischio.
«Lo si supera coinvolgendo su questi temi l’intero sistema agroalimentare. Le relazioni tra tessuto agricolo, trasformazione e distribuzione hanno oggi una connotazione territoriale marcata. Condividere meglio i rischi significherebbe essere più efficienti nel medio-lungo periodo. Per questo il gruppo Cattolica guarda con estremo interesse a tutto il sistema agroalimentare, per studiare e predisporre sui temi della gestione del rischio soluzioni innovative che possano riguardare tutte le sue componenti. La condivisione dei rischi presuppone un approccio di tipo mutualistico. Questo si adatta bene a quelle strutture che inglobano a valle pezzi della filiera o che hanno meccanismi relazionali stabili con le altre componenti del sistema produttivo. Ci vuole quella cultura della collaborazione e dell’integrazione che finora è mancata, anche a livello assicurativo».