(di Laura Galvagni – Il Sole 24 Ore)
L’obiettivo è neutralizzare le polizze garantite: vendita a un prezzo non inferiore a 1 miliardo oppure gestione interna degli asset da destinare a un veicolo dedicato
Il mercato sembra gradire l’ipotesi che Generali alleggerisca la propria presenza sul settore vita in Germania. Ieri il titolo del Leone ha chiuso gli scambi a Piazza Affari in crescita dell’1,52% a 15,39 euro. A spingere le quotazioni le indiscrezioni secondo cui la compagnia assicurativa starebbe valutando la cessione di Generali Leben. Un’ipotesi già ventilata lo scorso novembre durante l’Investor Day ma che ora avrebbe preso corpo. Al lavoro sul dossier ci sarebbe infatti Morgan Stanley. Allo stato attuale, tuttavia, le ipotesi al vaglio sarebbero molteplici. Quel che preme, infatti, è sostanzialmente “sterilizzare” l’impatto delle polizze garantite. E questo potrebbe avvenire tramite la cessione degli asset, complessivamente 44 miliardi, a piattaforme dedicate come Viridium o Fosun, piuttosto che attraverso la gestione interna del portafoglio che verrebbe di fatto destinato a una scatola chiusa che sarebbe poi oggetto di un forte abbattimento dei costi. L’ultima ipotesi è mantenere lo status quo in attesa che i tassi di interesse risalgano.
Di certo, come hanno fatto notare alcuni analisti, quel che deve premere in caso di valorizzazione è il prezzo. La cessione infatti avrebbe un im patto sul capitale limitato, piuttosto potrebbe essere un’importante fonte di cassa. Generali Leben, da sempre asset complicato, ha circa 3 miliardi di euro di premi e rappresenta più o meno un terzo del business vita che Generali ha in Germania. Molte di quelle polizze, tuttavia, sono a rendimento garantito il che la rende, in una fase di tassi bassi, una partecipazione complessa. Nell’ultimo anno e mezzo, però, la società è stata destinataria di particolare attenzione al punto che la situazione, precedentemente critica, è stata di fatto risanata. Partita da un Solvency ratio appena superiore al 100%, ora viaggia oltre il 160%. Ecco perché, fanno notare dal mercato, non c’è ragione per svenderla. E in questo senso gli analisti del Credit Suisse hanno anche voluto fissare l’asticella: per il gruppo viene stimato un embedded value di circa 2,1 miliardi, il che significa che considerando un multiplo di 0,5-0,7 volte la transazione dovrebbe garantire almeno 1 miliardo di euro, «che è il target minimo di vendita».
In caso di cessione, dunque, entrerebbero in cassa risorse fresche, il cui impiego è tutto da verificare. Come è noto Generali è impegnata anche nella cessione di circa 15 società di piccola dimensione che dovrebbero assi curare un altro miliardo di euro. Le due cifre, sommate assieme, porterebbero la dotazione di cassa a 2 miliardi. Cifra ben più rotonda del dividendo staccato a valere sul bilancio 2016, 1,25 miliardi, e per questo utile sia per valutare l’ammontare della futura cedola (l’obiettivo è distribuire oltre 5 miliardi nel periodo 20152018) sia per considerare possibili operazioni di rafforzamento nelle aree ritenute strategiche. Si vedrà.
Intanto, merita ricordare che Generali è presente nel settore vita in Germania anche con AachenMünchner (che ha una Solvency del 504%) e CosmosDirekt (542%): la prima è leader nei prodotti unit linked e ha circa 5 miliardi di premi, la seconda nel settore protezione con 2 miliardi di premi.