Presentato quest’oggi il quarto Report sugli investitori istituzionali italiani a cura del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali: diminuisce il numero degli investitori istituzionali che operano nel nostro Paese, ma aumenta il patrimonio gestito (227,61 miliardi di Euro nel 2016). Due terzi del patrimonio affidati direttamente o indirettamente a gestori professionali. Le fondazioni bancarie sono i maggiori investitori in economia reale (52,2% del totale attivi), modesto l’apporto di fondi negoziali e preesistenti. Necessario cogliere l’opportunità di reinvestire una maggiore quota di TFR confluito ai fondi pensione nel sistema produttivo. Cresce l’attenzione verso gli strumenti d’investimento alternativi. Si conferma il calo dei rendimenti, nel primo semestre 2017 alcuni fondi pensione al di sotto dei rendimenti obiettivo
È stato presentato oggi, in anteprima alla stampa, il Report annuale “Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2016” , curato dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali. Giunto alla sua quarta edizione, il Report si pone l’obiettivo di fornire un quadro quantitativo sul mondo degli investitori istituzionali che operano nel nostro Paese, suddivisibili tra i seguenti livelli: i sistemi contrattualistici di secondo pilastro cui appartengono i fondi pensione negoziali, i fondi pensione preesistenti, le forme di assistenza sanitaria integrativa; i sistemi privatistici con i fondi pensione aperti, i PIP e le compagnie di assicurazione; le Casse di previdenza professionali che svolgono la funzione previdenziale di primo pilastro e le Fondazioni di origine bancaria che operano nel welfare territoriale e di prossimità.
Il documento – si legge in una nota – fotografa la situazione anagrafica e patrimoniale di questi operatori dal punto di vista del numero dei soggetti operanti, degli aderenti attivi e dei pensionati per i fondi pensione e le casse previdenziali, della dimensione delle risorse gestite da questi investitori, della composizione e diversificazione dei patrimoni e dei soggetti gestori ai quali questi patrimoni sono affidati direttamente o indirettamente.
Tra le principali novità del quarto report, l’inserimento delle compagnie di assicurazione – relativamente al comparto vita per la classe C, rami I, IV e V – nel novero degli investitori istituzionali, in ragione del fatto che queste tipologie di prodotti rientrano a tutti gli effetti nei sistemi di protezione sociale di natura privatistica, in alcuni casi quale completamento delle protezioni pubbliche e complementari esistenti e in altri come unica protezione a disposizione di alcune categorie di lavoratori e famiglie.
Il quadro generale di sistema
Gli investitori istituzionali che operano in Italia sono 438 – dieci in meno rispetto allo scorso anno (36 fondi negoziali, 88 Fondazioni di origine bancaria, 20 Casse professionali privatizzate, 294 fondi preesistenti) – e gestiscono un patrimonio di 227,61 miliardi di Euro (+98% rispetto al 2004), dei quali circa due terzi sono affidati direttamente o indirettamente a gestori professionali con un incremento costante della “fabbrica del risparmio gestito”. Sommando anche le risorse gestite dai fondi pensione aperti e dai PIP (47,76 miliardi) e le riserve delle compagnie di assicurazione (517 miliardi) il patrimonio complessivo raggiunge quota 792,67 miliardi, cioè il 48% del Pil.
Pur confermandosi in calo rispetto al 2014, i rendimenti dei fondi pensione e delle Fondazioni bancarie, si mantengono anche per il 2016 su livelli superiori ai rendimenti obiettivo costituiti da inflazione, media quinquennale del Pil e Tfr. Anche nel primo semestre 2017 prosegue la discesa dei rendimenti e dopo molti anni alcuni fondi performano meno dei parametri obiettivo (fondi negoziali e PIP-unit linked). Causa l’ulteriore appiattimento dei tassi d’interesse – spesso negativi sul breve periodo – e la volatilità dei mercati finanziari dovuta in gran parte a fattori geopolitici prosegue la ricerca di nuove asset class dalle quali ottenere rendimenti positivi, sempre meno correlate a questi fenomeni (come i FIA e i mandati a ritorno totale o multi-asset).
L’economia reale
Le Fondazioni bancarie, considerando la quota nella banca conferitaria, in CDP e Fondazione con il Sud, sono i maggiori investitori in economia reale con il 52,5% del totale attivi di bilancio, seguite dalle Casse privatizzate dei liberi professionisti con il 15,3%. Modesto l’apporto di fondi negoziali e preesistenti, pari rispettivamente al 2,5% e al 2,3% del patrimonio destinato alle prestazioni, che ammonta a 45,93 e 55,1 miliardi; è ancora molto alta la percentuale di investimenti in forme obbligazionarie effettuati dai fondi pensione che, nel complesso, superano ben il 70% del patrimonio.
“Quando si parla di economia reale, cioè di come finanziare il sistema produttivo italiano per migliorarne le performance in termini di sviluppo, produttività e occupazione, il primo pensiero va al TFR che è certamente la forma (quand’anche a volte impropria) per finanziare il sistema, in particolare delle PMI”, ha commentato a riguardo Alberto Brambilla nel corso del convegno di presentazione, ricordando che “dal 2007 a oggi oltre 106 miliardi di euro (TFR confluito ai fondi pensione e al Fondo di Tesoreria) sono stati sottratti al sistema produttivo e di questi, tra fondi negoziali e preesistenti, ne ritornano solo 2,5 miliardi in termini di investimenti in economia reale”.
Come risolvere l’annosa questione? “È indispensabile un ripensamento da parte del Governo e delle Parti Sociali – ha suggerito Brambilla –. Prima ancora di parlare di nuovi veicoli di investimento, peraltro abbastanza scarsi nel nostro Paese, si dovrebbe pensare a come affrontare questo tema. Fatto ciò, si potrà riprendere la politica di incentivazione fiscale, fin qui molto complessa e confusa, che tuttavia non potrà prescindere da una riduzione del carico fiscale sui rendimenti dei patrimoni di Fondi e Casse”.
I Fondi pensione negoziali
A fine 2016 sono 36 con 2.597.016 iscritti (+7,4% rispetto allo scorso anno, incremento in parte dovuto alle adesioni contrattuali di Prevedi, Cooperlavoro, Fondapi e Byblos) e un attivo netto destinato alle prestazioni di circa 45,9 miliardi di Euro (+8% rispetto al 2015). Ai primi posti della classifica Prevedi, Cometa, Fonte, Fonchim, Laborfonds; in sesta posizione Espero con 100.506 iscritti, a dimostrazione del fatto che anche i dipendenti pubblici stanno prestando attenzione al mondo della previdenza complementare. Guidano invece la classifica dei fondi per patrimonio Cometa (10,21 mld), Fonchim (5,58 mld), Fonte (3,31 mld) e Laborfonds (2,37 mld).
In merito alla composizione del patrimonio dei fondi negoziali, la quota più rilevante continua a essere costituita dai titoli di debito pari al 65,87%, seppure in calo rispetto al 2015; di questi, in dettaglio i titoli di Stato rappresentano circa il 53% delle risorse gestite e le obbligazioni corporate il 12,82%. Sostanzialmente stabili le quote investite in azioni e OICR, rispettivamente pari al 18,1% e al 6,13%, mentre i depositi si attestano al 5,37% del patrimonio (3,96% nel 2015).
La gestione dei fondi pensione negoziali è totalmente esternalizzata a gestori patrimoniali professionali; sono solo quattro i fondi che hanno acquistato direttamente quote di fondi immobiliari o mobiliari chiusi (Eurofer, Solidarietà Veneto, Labofonds e Priamo).
I Fondi pensione preesistenti
Sono 294 (dieci in meno rispetto allo scorso anno) con 654.000 iscritti (in aumento rispetto al 2015, principalmente a causa dell’iscrizione al fondo preesistente dei dipendenti di un gruppo bancario precedentemente iscritti a fondi aperti) e un patrimonio di 57,5 miliardi di Euro (+4% rispetto all’anno precedente). Ai primi posti delle classifiche Previndai (79.373 iscritti e 10,18 miliardi di patrimonio), Gruppo Intesa Sanpaolo (64.246 iscritti e 4,77 miliardi di patrimonio), Unicredit (47.170 iscritti e 3,13 miliardi di patrimonio) e Mario Negri (39.344 iscritti e 2,57 miliardi di patrimonio).
Il patrimonio dei fondi preesistenti autonomi è gestito per il 45,8% tramite polizze assicurative, il 30,8% è in gestione finanziaria, mentre il rimanente 23,4% è gestito direttamente. Rispetto al 2015 diminuisce la quota di patrimonio affidata in gestione finanziaria a favore di polizze assicurative e gestione diretta a causa delle difficoltà dei mercati obbligazionari a garantire performance accettabili, mitigata dall’introduzione di incentivi fiscali per investimenti nell’economia reale.
La composizione degli investimenti, escluse le riserve matematiche presso le compagnie di assicurazione, è per il 44,1% in titoli di debito, il 15,2% in titoli di capitale, il 19,4% in OICR, il 7,1% in immobili e partecipazioni in società immobiliari, il 4,3% in polizze assicurative di tipo finanziario ed il 7,1% in liquidità.
Le Fondazioni di origine bancaria
Sono 88 e registrano un patrimonio netto contabile di 39,7 miliardi di Euro, mentre il totale degli attivi di bilancio ammonta a 46,35 miliardi. Itinerari Previdenziali segnala tuttavia come occorre considerare il rilevante importo delle erogazioni che, sommate al patrimonio, farebbero superare i 70 miliardi, “effettuate tra l’altro in un periodo in cui le banche conferitarie hanno drasticamente ridotto le quotazioni, quando non azzerato anche i dividendi, imponendo alle Fondazioni stesse uno sforzo di sostegno al sistema”. Nonostante le difficoltà dei mercati finanziari che si sono riverberate pesantemente soprattutto sulle banche, il rendimento medio del patrimonio nel 2016 è stato del 3,4% (3,4% nel 2015 e 5,5% nel 2014).
Nel campione di 23 fondazioni analizzate che rappresentano l’82% dell’attivo totale, la modalità di gestione è ripartita come segue: 34% impieghi istituzionali (conferitaria, CDP e Fondazione per il Sud), 49,9% investimenti diretti e 16,1% investimenti in gestione. Da sottolineare che il peso della conferitaria sul totale attivo si è ridotto al 30,3%, passando dal 36% del 2014 al 33,5% del 2015 in seguito a cessioni e ad adeguamento ai valori di mercato del prezzo di carico della conferitaria.
Per quanto riguarda invece gli investimenti diretti delle Fondazioni in prodotti e servizi gestiti, si rileva un elevato grado di diversificazione con particolare riguardo agli investimenti in economia reale. In dettaglio, gli investimenti immobiliari nel loro complesso rappresentano il 4,0% del totale del patrimonio; gli OICR tradizionali l’11,5%, contro il 10,4% delle azioni ed il 3,2% delle obbligazioni; i titoli di Stato sono scesi ulteriormente all’1,2% a fine 2016; forte incremento dei FIA, 13,2%.
Le Casse dei liberi professionisti
Sono 20 (escludendo Onaosi) e contano 1.621.440 iscritti per un patrimonio di 74,2 miliardi di Euro, di cui 57,3 investiti direttamente e 16,8 affidati in gestione tramite mandato. Le Casse con il maggior numero di iscritti sono Enpam (362.391), Cassa Forense (239.848), Enasarco (238.092) e Inarcassa (168.402), mentre dal punto di vista patrimoniale guidano la classifica per totale attivo Enpam (18,89 miliardi), Cassa Forense (10,73 miliardi), Inarcassa (9,59) e la Cassa dei Dottori Commercialisti (7,44).
Gli investimenti diretti riguardano in particolare: investimenti immobiliari (immobili e partecipazioni rilevanti in società immobiliari) per circa l’11% del totale delle risorse gestite direttamente; investimenti a breve per il 10,34%; obbligazioni (corporate e titoli di Stato) per il 16,44%, in leggero calo rispetto al 19% del 2015; quote di OICR tradizionali per il 21,4%, in crescita rispetto al 2015 e FIA mobiliari e immobiliari per il 19,5%; azioni per il 6,6%.
Le compagnie di assicurazione
Le compagnie di assicurazione italiane del comparto Vita, che comprende sia la classe C sia la classe D, alla fine dell’anno 2016 detenevano attivi per un valore complessivo di 697 miliardi di Euro (in crescita del 7,3% rispetto alla fine del 2015). La quasi totalità degli attivi è rappresentata da investimenti, di cui 139 miliardi ascrivibili alla classe D e i restanti (circa 517 miliardi) alla classe C. L’investimento prevalente del settore assicurativo è quello obbligazionario e dei titoli a reddito fisso: circa 423 miliardi investiti principalmente (al 70%) in titoli di Stato. Rispetto al 2015 l’investimento in quote di fondi comuni (circa 55 miliardi) è quello che ha mostrato una crescita più evidente (+25%).
Le prime 20 compagnie Vita italiane di classe C per totale degli attivi rappresentano l’86,9% dell’intero comparto, che complessivamente vale 557 miliardi: di questi, 517 miliardi rappresentano investimenti, mentre circa 40 sono classificabili come “altri elementi dell’attivo” (attivi immateriali, le riserve tecniche a carico dei riassicuratori, i crediti, i ratei e i risconti e altri attivi). Poste Vita, Intesa Sanpaolo Vita e Generali Italia sono le imprese con una quota sul totale di attivi gestiti superiore al 10% e rappresentano, insieme, oltre il 42% dell’intero settore.
Le Casse di assistenza sanitaria integrativa
Secondo le stime del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, nel 2016 le forme di assistenza sanitaria integrativa hanno raggiunto le 309 unità e nel 2015 (ultimo dato disponibile pubblicato dall’anagrafe dei Fondi sanitari tenuta presso il ministero della Salute) il numero totale degli assistiti è stato pari a circa nove milioni, con prestazioni erogate per 2,2 miliardi di Euro. Il patrimonio in continua crescita, costituito dalle riserve tecniche e da altri accantonamenti prudenziali, ammonta a circa 3,45 miliardi.
I gestori dei patrimoni previdenziali e fondazionali con mandato
Al primo posto della classifica si situa UnipolSai, che pur mantenendo invariato il numero di mandati (35) raggiunge i 9,3 miliardi di affidamenti e una quota di mercato pari all’8,36%; al secondo si colloca Generali Italia che aumenta di oltre un miliardo le masse gestite rispetto allo scorso anno raggiungendo una quota di mercato dell’8,21%. Al terzo e quarto posto troviamo State Street e Eurizon con rispettivamente 7,6 e 7,57 miliardi di Euro e una quota di mercato simile (6,7% circa). Al quinto posto troviamo Quaestio Capital, che grazie all’elevato mandato di gestione ottenuto dalla Fondazione Cariplo guadagna una posizione in classifica con un 5,3% di quota di mercato. Seguono Pioneer, Allianz, Blackrock e Credit Suisse. Queste prime nove fabbriche prodotto conquistano il 53,5% dell’intero mercato. Pioneer e Eurizon hanno il maggior numero di mandati, rispettivamente 53 e 44, seguiti da UnipolSai con 35 e Amundi con 29; a quota 27 State Street e a quota 26 Anima, seguite da Generali Italia e Candriam (25 e 23).
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