Un’indagine curata dal gruppo multinazionale (specializzato nella consulenza, nel brokeraggio e nell’offerta di soluzioni alle imprese e alle istituzioni) ha sottolineato come le aziende europee utilizzino una serie di incentivi per tentare di mantenere i talenti e i manager durante le operazioni di M&A
Una recente indagine di Willis Towers Watson (M&A Retention Study) ha evidenziato che il 78% degli acquirenti europei è riuscito a trattenere almeno l’80% dei propri dipendenti, già all’interno dei piani di ristrutturazione aziendale durante il processo di fusione ed acquisizione (M&A).
Questo risultato – spiegano dal gruppo multinazionale specializzato nella consulenza, nel brokeraggio e nell’offerta di soluzioni alle imprese e alle istituzioni – riflette una maggiore attenzione delle aziende nel trattenere le risorse che sono alla base del successo di un’operazione di M&A, con particolare riferimento all’attività che si acquisisce. Nel precedente studio, effettuato nel 2014, la percentuale di chi aveva trattenuto almeno l’80% di dipendenti era del 68%.
L’indagine di Willis Towers Watson ha posto in evidenza come gli acquirenti europei siano maggiormente propensi ad adottare un approccio strutturato nella definizione di accordi di retention:
- In Europa i senior leader tendono a essere inseriti nel piano di ristrutturazione prima di chiunque altro. Il 34% è stato invitato a firmare accordi di retention prima dell’inizio di un’operazione di fusione e acquisizione. Nel resto del mondo la percentuale è del 24%.
- Gli acquirenti europei sono più propensi a offrire bonus in percentuale in rapporto allo stipendio base piuttosto che un importo predeterminato. In particolare per i dirigenti europei il 55% del bonus è stato calcolato come percentuale dello stipendio base, rispetto al 40% a livello globale.
- Uno dei fattori principali nella determinazione del bonus per i dirigenti senior in Europa è stato il tempo necessario a completare il processo di fusione e acquisizione. Il 42% delle aziende in Europa ha citato questo come fattore determinante, rispetto al 16% a livello globale.
“La ricerca mostra che, rispetto al resto del mondo, il mercato europeo dell’M&A è stato generalmente più efficace nel produrre valore agli azionisti negli ultimi anni – ha dichiarato Matteo Fiocchi, Practice Leader Executive Compensation & Strategic Rewards di Willis Towers Watson –. Ciò potrebbe essere dovuto, almeno in parte,a un precedente impegno da parte degli acquirenti con il personale e la leadership, in un momento critico in cui la proprietà cambia e le persone migrano verso una nuova organizzazione e nuovi modi di fare impresa”.
In Europa, il 50% (circa la metà) dei dipendenti con accordi di retention che hanno lasciato l’azienda prima della fine del periodo di mantenimento lo ha fatto per un’aggressiva campagna di selezione e reclutamento da parte dei concorrenti. Il problema è stato minore a livello globale, riguardando soltanto il 36%. Altri fattori che hanno inciso, a livello europeo, includono la difficoltà nel cambiare cultura aziendale (20%) e l’insoddisfazione per il nuovo ruolo (15%).
“La strategia aggressiva di recruiting evidenzia l’esistenza di una “lotta per i talenti” che è già iniziata alcuni anni fa – ha spiegato Andrea Scaffidi, Senior Consultant di Willis Towers Watson –. In Europa, la maggiore mobilità dei posti di lavoro e di persone consente ai dipendenti una scelta più ampia e autonoma”.
“Ci sono aziende che non usano più piani di retention, ritenendo che se le persone vogliono andarsene devono poterlo fare – ha aggiunto Scaffidi –. Anche se questo è vero, dovrebbero essere presi in considerazione metodi di retention non legati alla retribuzione, come il coinvolgimento attivo da parte della leadership”.
“Trattenere un dipendente non significa bloccarlo e impedirgli di andarsene, ma garantire che si senta valorizzato e coinvolto – ha concluso Scaffidi –. Eliminare quest’incertezza significa spingerlo a concentrarsi sul business e coinvolgerlo nel mantra qualsiasi operazione di M&A, che è quello di garantire la continuità e la produttività del business in un periodo di incertezza”.
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