lo ha confermato Anna Sweeney della Bank of England parlando ad un webinar dell’ABI (Association of British Insurers)
190 compagnie europee continuano ad operare nella city utilizzando un regime di autorizzazioni temporanee (TPR)
La Gran Bretagna si prepara a modificare in misura rilevante le regole prudenziali di Solvency II, cogenti fino alla Brexit, e che “non lavorano come potrebbero”. Lo ha detto Anna Sweeney della Bank of England (BoE) intervenendo ad un webinar dell’ABI (Association of British Insurers). Alcuni cambiamenti, come i criteri di rendicontazione e la razionalizzazione nell’approvazione dei modelli interni, avranno un impatto sull’intero settore. Altri, come la revisione della struttura del margine di rischio e del matching adjustment, si concentreranno maggiormente sul settore delle assicurazioni vita. “Competitività e standard prudenziali elevati – ha rimarcato l’esponente della BoE – si completano a vicenda: non puoi avere uno senza l’altro. Lo status del Regno Unito come preminente mercato assicurativo globale dipende in larga misura dalla solidità dell’infrastruttura all’interno della quale opera: un sistema legale affidabile, ad esempio, e una solida regolamentazione che consente ai titolari di polizze, assicuratori e alle altre controparti a negoziare con fiducia”.
Poche cifre bastano a far capire l’importanza e l’integrazione internazionale dell’industria britannica delle polizze. Il Regno Unito – ha sottolineato Sweeney – “è attualmente
il più grande mercato globale per l’assicurazione contro i danni, con £ 75 miliardi di premi annui (pari a circa il 7% della quota di mercato globale) stipulati attraverso il London Market con l’85% di questa attività svolta nel Regno Unito da assicuratori che fanno parte a loro volta di gruppi con sede all’estero”. Gli assicuratori britannici, inoltre, gestiscono asset per £ 1700 miliardi.
Anche la Brexit rappresenta un problema/opportunità da gestire soprattutto per il gran numero di legami che legano l’industria assicurativa inglese a quella continentale. Al dicembre 2020 esistevano circa 600 compagnie europee che operavano utilizzando il passaporto comunitario, ora scaduto. Di queste, attualmente, 190 continuano ad essere attive con un regime di autorizzazioni temporanee (TPR) ma, evidentemente, dovrà essere trovata una soluzione più stabile e condivisa per il futuro.