Il 30% dei potenziali beneficiari no ha sottoscritto l’intesa facendo scattare la clausola di rescissione
Sempre più costose in Usa le protezioni di assistenza a lungo termine

Con l’accordo raggiunto nel luglio scorso Calpers, il fondo pensione dei lavoratori della California, si era impegnato a pagare fino a 2,7 miliardi di dollari per risolvere una causa sul costo della sua copertura di assistenza a lungo termine. Ma quell’intesa – riferisce The Sacramento Bee – è stata annullata perché non ha raccolto sufficienti adesioni, creando nuova incertezza per decine di migliaia di assicurati.
Un gruppo di assicurati aveva fatto causa a Calpers, il più grande fondo pensione al mondo, per aver subito un aumento dei loro premi dell’85%, annunciato nel 2013, su piani di copertura per i quali era stata invece garantita una protezione contro l’inflazione.
Nella causa gli assicurati avevano sostenuto che l’aumento dei tassi violava i loro accordi di polizza mentre il fondo pensione aveva sostenuto il suo diritto ad aumentare le tariffe per consentire ai suoi piani di rimanere a galla.
L’accordo, raggiunto lo scorso luglio, offriva agli assicurati una scelta: potevano rinunciare ai loro piani e ottenere il rimborso di tutti i premi pagati – fino a circa 50.000 dollari – oppure potevano scegliere di non aderire all’accordo e mantenere la loro copertura, che l’anno scorso è diventata ancora più costosa. I termini dell’intesa includevano una clausola di rescissione qualora non vi avesse aderito più del 10% degli assicurati. Ed è proprio quello che è accaduto. Il mese scorso, gli avvocati che rappresentavano i querelanti hanno annunciato che il 30% aveva deciso di rimanere nei piani sanitari ed entrambe le parti hanno concordato sul fatto che l’accordo era saltato.
Gli avvocati di Calpers e degli assicurati hanno ripreso le trattative. Se non raggiungeranno un nuovo accordo, il caso sarà sottoposto a un nuovo processo, probabilmente non prima del prossimo anno.
Il fallimento dell’accordo comporta scelte più difficili per circa 60.000 assicurati i cui piani di assistenza coprono i costi associati ai soggiorni in casa di cura e all’assistenza domiciliare.
Il tasso di rinuncia del 30% dimostra che un numero significativo di persone ha scelto di continuare a pagare i piani nonostante gli aumenti, e potrebbe riflettere la difficoltà di ottenere un’assicurazione per l’assistenza a lungo termine alternativa. In effetti le coperture relative alla mancanza di autosufficienza (long term care) si sono rivelate per gli assicuratori molto più costose di quanto previsto inizialmente mettendo sotto pressione le loro gestioni.
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