Lo studio analizza gli impatti dei rischi naturali e dei cambiamenti climatici sulle aziende italiane
Nuovi rischi climatici: nel 2050 il 7% delle aziende italiane sarà a rischio perdite per ondate di calore, con punte fino al 55% nel Sud Italia
I rischi fisici causano alle aziende italiane una perdita attesa di circa l’1% di fatturato all’anno

CRIF e RED – società altamente specializzata nello sviluppo di prodotti e servizi nel campo della valutazione dei rischi indotti da eventi naturali estremi e connessi al clima – hanno promosso uno studio analitico per definire e misurare i rischi fisici, tenendo in considerazione i potenziali impatti del cambiamento climatico su di essi.
Dallo studio emerge che 1 impresa italiana su 3 è esposta a potenziali perdite economiche a causa di fenomeni naturali.
“Si stima che nel 2021 i disastri naturali abbiano causato più di 10 mila morti e 250 miliardi di dollari di danni economici in tutto il mondo. In Italia, sebbene la numerosità e sinistrosità degli eventi meteorologici catastrofali sia in crescita, la penetrazione delle polizze a garanzia contro perdite innescate da eventi climatici rimane marginale. Secondo dati Ania le coperture assicurative per gli eventi catastrofali sono ancora scarsamente diffuse”, commenta Giuseppe Dosi, head of insurance di CRIF. “E se tradizionalmente l’Italia sconta un protection gap rispetto ai principali Paesi europei, la carenza di protezione assicurativa nei confronti di eventi catastrofali sembra dovuta anche ad alcuni fattori strutturali”.
Al fine di diffondere una maggiore consapevolezza e supporto nella stima dei rischi, nello studio CRIF-RED vengono indagati gli impatti odierni ma anche quelli futuri, in un orizzonte al 2050, influenzati dai cambiamenti climatici.
Sul mercato infatti si assiste a una sottostimata percezione di pericolo da parte delle aziende e a una non ancora perfettamente adeguata offerta sul mercato di prodotti a tutela del rischio da eventi naturali.
La stima di questi impatti sta diventando un tema sempre più centrale man mano che ci si proietta in un futuro anche non troppo lontano.
Stima degli impatti economici nelle diverse aree del Paese
Con riferimento ad alcuni dei rischi fisici tra i più tipici, si mostrano le 10 province più esposte (in termini di percentuale di aziende esposte a livelli di rischio alto o molto alto) alle frane, alle inondazioni e alle forti precipitazioni.
I dati dello studio CRIF-RED rivelano che i cambiamenti nella pericolosità non sono uniformi in tutto il territorio italiano.
Per quanto riguarda il rischio frane, le province in zone montuose sono le più esposte. Aosta, Sondrio, Trento e Belluno presentano più del 40% delle loro aziende esposte a un rischio alto.
Il rischio inondazione è elevato nelle province della bassa valle del Po (Rovigo e Ferrara), in zone costiere a scarsa elevazione (Gorizia) o in zone caratterizzate da piogge torrenziali e inondazioni improvvise (Genova e Catania).
In termini di forti precipitazioni la provincia più esposta è quella del Verbano-Cusio-Ossola, che presenta sia rischio di forti nevicate che di grandine, seguita da Lecce e Siracusa, dove il regime di precipitazioni è particolarmente intenso e sono frequenti anche le grandinate.

Per quanto riguarda il rischio da ondate di calore – per il quale si presentano i dati estratti in condizioni di clima previsto per il 2040-2049 – data la forte influenza del riscaldamento globale su questo fenomeno, risulterà più omogeneo tra i territori pur interessando maggiormente le province nel Sud Italia e quelle della valle del Po.

Da un punto di vista settoriale, invece, Agricoltura, Commercio e Logistica risultano essere i settori maggiormente colpiti nel contesto prospettico.

Al contrario, il settore servizi è quello con il minor numero di aziende esposte ad almeno un rischio alto, a causa della sua elevata resilienza ai rischi considerati.
Ciononostante, anche nel settore più resiliente tra tutti, la percentuale di imprese a rischio alto su almeno un pericolo supera il 25%, rendendo di immediata comprensione l’impatto e la rilevanza del rischio fisico nel futuro delle aziende italiane.
Nello studio è infine presentata una quantificazione delle perdite medie annue attese derivanti dagli impatti dei rischi fisici che permettono di trarre alcune conclusioni preliminari ma significative.
La quantificazione delle perdite medie attese è frutto dell’applicazione di una suite CRIF-RED di prodotti di analisi – Climate Risk Analytics Suite – riconosciuta dalla Banca d’Italia e dall’Innovation Hub della Banca dei Regolamenti Internazionali come vincitrice del premio G20 TechSprint 2021 nell’ambito della finanza green e sostenibile.
Si stima che la perdita media annua attesa causata da inondazioni, terremoti, frane e vento estremo sia circa pari allo 0.65% del fatturato odierno delle aziende. Il dato è ancora più significativo se si considera che per effetto del cambiamento climatico, tali perdite cresceranno al 2050 di circa l’8%.
Foto in copertina: Giuseppe Dosi, head of insurance di CRIF
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