
Che fine ha fatto il combined ratio? La domanda, che ai più potrebbe sembrare strampalata, non lo è invece affatto per il settore assicurativo che da sempre utilizza quell’indicatore gestionale per capire se una compagnia danni sta guadagnando o perdendo soldi. Se le spese per i sinistri combinate con quelle gestionali superano il 100% in rapporto ai premi – è la sostanza del combined ratio – l’attività di sottoscrizione è negativa e meglio farebbe un assicuratore a cambiare rapidamente strada.
il fatto è che il combined ratio è ora sfidato da qualcosa che gli somiglia, il principio contabile internazionale IFRS17 sui contratti assicurativi entrato in vigore con l’inizio dell’anno. Il nuovo standard pone l’enfasi del bilancio di una compagnia non più sui premi, come era avvenuto finora, ma sulla redditività dell’attività di sottoscrizione che nel nuovo lessico si chiama Insurance service result. Quel risultato, a ben guardare, si approssima al combined perchè ne condivide la finalità, quella di mostrare se una compagnia sta o meno realizzando un guadagno dalla sua attività caratteristica. Ma, poiché è calcolato almeno in parte in un altro modo, c’è il rischio di confondersi. Tanto più che anche nel nuovo ambiente gli assicuratori continueranno ad esibire il ratio per aver un indicatore sintetico sull’attività industriale separandola, ad esempio, dai risultati della gestione finanziaria.
Ma cosa cambia in pratica?
“Le principali differenze introdotte da IFRS17 – spiega Roberto Ricci Senior Manager di Oliver Wyman – riguardano l’attualizzazione dei flussi di cassa futuri, l’introduzione del Risk Adjustment, la distinzione tra le spese attribuibili alla gestione assicurativa (che concorrono alla definizione dell’Insurance Service Result) e le spese non attribuibili (escluse dall’Insurance Service Result) e le diverse modalità di rappresentazione del business ceduto in riassicurazione”.
Decrittando la terminologia tecnica si può intanto osservare come la nuova metodologia sia più analitica rispetto al passato scomponendo le tessere di un mosaico che in precedenza era presentato in modo unitario. L’attualizzazione dei flussi di cassa significa, ad esempio, che occorrerà attualizzare le spese future per sinistri al tasso free risk aggiustato così da avere una stima migliore di quei costi in confronto ai premi. Più si allontana nel tempo il momento presumibile del risarcimento più quella spesa si riduce soprattutto se la curva dei tassi si alza (come sta avvenendo in questo periodo). In direzione opposta agisce il risk adjustment che sostituisce, assieme all’attualizzazione, la valutazione prudenziale sulla tenuta delle riserve assicurative prevista dalla precedente normativa contabile (IFRS4).
Un impatto significativo sul calcolo del “nuovo” combined ratio potrà soprattutto venire dall’esclusione dal computo delle spese non attribuibili al servizio assicurativo. Lo scorporo – ha calcolato un recente report di Munich Re – potrebbe migliorare il ratio di 1-2 punti percentuali ma quelle spese escluse dal calcolo non cessano di pesare sui conti di una compagnia, verosimilmente dovranno trovare una qualche forma di “copertura”. Sennò si potrebbe giungere al paradosso di una compagnia che finisce in default pur con un favorevole combined ratio. Della serie: l’operazione è riuscita, il paziente è morto!
A rendere più complicato il calcolo vi sono infine le possibili rappresentazioni di come impatta il business ceduto in riassicurazione, una posta che in precedenza non era considerata.
Dal modo in cui ciascuna compagnia deciderà di interpretare queste variabili dipenderà il valore finale che verrò esibito come combined ratio. Potrà essere migliore del ratio attuale, come ha appunto comunicato Munich Re, o non presentare apprezzabili variazioni, come invece ha già fatto sapere un altro grande assicuratore, il gruppo svizzero Zurich.
“Queste nuove modalità di rappresentazione della performance assicurativa – sottolinea ancora Ricci – potranno sì generare un incremento del potere informativo degli indicatori, ma allo stesso tempo, risulterà cruciale un’armonizzazione delle metodologie utilizzate per la definizione dei ratio al fine di garantire la comparabilità delle performance nel mercato assicurativo”. Insomma, come sempre accade, quando si pensa di aver superato una sfida se ne presenta subito un’altra.
a cura di Riccardo Sabbatini
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