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Pierangelo Colombo: gli agenti sono la spina dorsale del mercato assicurativo italiano e continueranno a esserlo

Sul PreventIvass il presidente del GAAV dichiara: “Non riusciamo a comprendere sul piano pratico né la ratio del provvedimento né il fatto che lo stesso sia di fatto indirizzato ai soli agenti, dispensando dagli obblighi previsti altre figure professionali in nome di non ben definite differenze di carattere giuridico e fattuale”.

Sono state settimane impegnative per il Gruppo Agenti Allianz Viva (GAAV) tra le questioni legate al PreventIvass e l’organizzazione dell’assemblea generale che a inizio mese ha riconfermato alla carica di presidente Pierangelo Colombo, chiamato a concludere le operazioni di passaggio degli ex-agenti Aviva sotto le bandiere di Allianz.

Uomo di grande esperienza e ottime capacità relazionali Colombo, che è stato uno dei presidenti fondatori di Anapa, ha vissuto in prima fila diverse stagioni frenetiche che hanno caratterizzato l’universo assicurativo. Accompagnati da Maurizio Casalegno, segretario del GAAV e segretario provinciale di Anapa Genova, abbiamo voluto ascoltare le sue impressioni sulle ultime novità riguardanti la professione, partendo dai contenuti dell’ultimo congresso di Milano.

“A distanza di un anno e mezzo possiamo affermare che la nostra nuova “vita professionale” all’interno del Gruppo Allianz ha già compiuto un notevole e proficuo tratto di strada”, ha detto Pierangelo Colombo. “Siamo diventati parte di uno dei maggiori operatori del mercato assicurativo mondiale. Se questo ci è costato e ci costerà qualche sacrificio, non possiamo però dimenticare quanto questo passaggio porti con sé una seria opportunità per il nostro futuro professionale.

Lo slogan del nostro recente congresso recitava “Insieme più in alto”. Intendiamo proseguire sulle stesse linee guida che hanno contraddistinto fin dall’inizio i nostri rapporti con la mandante, fatti di confronti costruttivi, ascolto attivo e costante ricerca di una comunanza di intenti rivolta al “fare”.

Come procede il processo di integrazione nel mondo Allianz? E come sono i rapporti con il management?

“Abbiamo fino ad ora preservato il meglio dei nostri valori distintivi e lo abbiamo fatto senza crogiolarci nell’improponibile paragone di un passato che non esiste più, ma ribadendo le nostre specificità nel presente pur con uno sguardo sempre opportunamente rivolto al futuro. Quanto all’atteggiamento dei nostri interlocutori, non posso che ribadire quanto è stato più volte riaffermato, anche di recente, dai vertici di Allianz in Italia. Allianz Viva è un modello estremamente gradito, fatto di soluzioni semplici ed efficaci, così come di mirabili esperienze umane e professionali, tanto che sovente vengono fatte concrete valutazioni su quanto è possibile esportare della nostra esperienza su realtà distributive molto più vaste, con un riflesso molto positivo sul lavoro quotidiano”.

Per quanto riguarda il portafoglio vita il vostro referente è diventato CNP Vita. Avete adottato delle strategie particolari per interfacciarvi con la compagnia?

Qui il discorso è più complicato, sia perché l’avvento pratico di CNP ha avuto tempi più lunghi del previsto, sia perché la specificità del ramo vita, se non interconnessa con la distribuzione danni, comporta logiche differenti rispetto al nostro recente passato. Anche con CNP, comunque abbiamo avviato un confronto franco e aperto per trovare soluzioni che sul piano quantitativo soddisfino quanto indubbiamente il gruppo francese ha fin ora messo in atto sul piano del rinnovamento del catalogo prodotti”.

Il grande punto interrogativo del momento si chiama PreventIvass che, è stato più volte ribadito, mette a rischio la sostenibilità delle agenzie di assicurazioni, in particolar modo per quelle in plurimandato. Quali iniziative avete messo in campo?

“Consapevoli di esserne particolarmente coinvolti abbiamo attenzionato il fenomeno fin dall’inizio, avvalendoci di uno dei migliori esperti del settore. Non riusciamo infatti a comprendere sul piano pratico né la ratio del provvedimento né il fatto che lo stesso sia di fatto indirizzato ai soli agenti, dispensando dagli obblighi previsti altre figure professionali in nome di non ben definite differenze di carattere giuridico e fattuale. Tuttavia, come nostro costume, abbiamo approcciato senza spirito polemico e in modo proattivo il problema. Posso ufficialmente affermare che il nostro Gruppo Agenti è finora l’unico che ha ottenuto di essere ricevuto da Ivass per un confronto aperto sul tema. Incontro che verosimilmente si terrà il prossimo mese di Aprile.

Al tempo stesso ci stiamo rivolgendo anche al Garante della privacy, per chiarire alcuni punti fondativi del provvedimento che, a parere del nostro consulente, sono in contradditorio con la normativa vigente in tema di protezione dei dati”.

Nuove tecnologie e digitalizzazione sono temi costantemente al centro del dibattito assicurativo, dove non manca chi prefigura scenari di disintermediazione apocalittici per la professione. Lei cosa ne pensa?

“Sul piano della disintermediazione, a volte si ha l’impressione che gli agenti siano visti come il “male assoluto” della distribuzione assicurativa e non una categoria professionale che di fatto da almeno 60 anni è la vera spina dorsale del mercato danni italiano. Parliamo di una categoria che con un sistema a costi variabili ha creato valore e occupazione e che continua a essere un modello tutt’altro che superato o antieconomico.

Anche di recente, oltre a una certezza assoluta in termini di professionalità, gli agenti hanno fornito più di un esempio virtuoso di sinergia operativa e di contemperazione di interessi nei confronti delle compagnie, ma anche e soprattutto verso il cliente finale, al quale sono stati forniti evidenti risparmi di costi e significativi miglioramenti nei servizi complementari post-vendita”.

Per quanto riguarda la digitalizzazione, invece?

“A proposito della digitalizzazione faccio notare che anche quegli operatori che si sono presentati sul mercato come totalmente digitali si sono poi riconvertiti ad un modello “misto” che non prescinde dalla presenza fisica degli intermediari. Certo è indubbio, e i dati lo dimostrano, che come per le compagnie anche per gli intermediari è cominciato da un pezzo un processo di razionalizzazione del numero degli interlocutori.

I volumi intermediati sono indispensabili per generare economie di scala e investimenti continui, necessari per un costante aggiornamento evolutivo dei processi distributivi.

La recente pandemia ha dato in questo senso una accelerazione decisiva, che ha obbligato anche gli intermediari più restii a fare i conti con nuove modalità di approccio e nuovi paradigmi di scambio di informazioni con i clienti.

La tecnologia non è il nostro nemico ma una formidabile opportunità per riaffermare la centralità del nostro ruolo”.

a cura di Vincenzo Giudice

Leggi anche Pierangelo Colombo confermato alla guida del GAAV

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