(Fonte: Il Messaggero)
La pace milionaria tra il colosso USA e l’agente italiano conferma che contro l’arbitro Lacchini furono solo calunnie
Nessuna corruzione, anzi oggi vi è la certezza che si trattò di mera calunnia strumentale. Con la decisione della United States District Court of New York, che ha decretato il suo difetto di giurisdizione, si conclude anche la tormentata vicenda di Marco Lacchini, prorettore dell’Università di Cassino chiamato ad arbitrare un intricata vicenda di commissioni milionarie non pagate dal colosso assicurativo americano AmTrust al suo ex agente per l’Italia, Antonio Somma. Una storia intricata, fatta di colpi bassi, di richieste reciproche di danni (si è arrivati a mettere sul tavolo una cifra complessiva vicina a 3 miliardi), di accuse di corruzione, di ricusazioni strumentali e di abbandoni precipitosi da parte degli studi legali, non sempre in sintonia con le strategie suggerite dal potente committente americano.
Vittima senza colpa
Una storia nella quale Lacchini, stimato docente universitario e attualmente sindaco effettivo dell’Eni, si è trovato quasi impotente di fronte a sospetti che, seppure mai provati, hanno però innescato un procedimento di ricusazione del quale è caduto vittima senza colpa, se non quella di aver fatto il suo dovere. Del resto, che la vicenda si fosse nel tempo trasformata in un intreccio pesantemente inquinato è provato dalla «pace» a sorpresa che dopo anni ha chiuso lo scontro tra il colosso assicurativo e l’ex broker campano. Vale infatti ricordare che Somma, dopo essere stato decisivo per allargare le quote di mercato del leader assicurativo americano sino al 60% degli ospedali e a 40.000 medici, con le sue società Trust Risk Group e Trust Risk Italia aveva promosso presso il Tribunale di Milano un arbitrato nel quale chiedeva ben 2 miliardi di euro di danni nel mentre, presso il Tribunale di Torre Annunziata, veniva imputato di appropriazione indebita ai danni di AmTrust al punto da subire un sequestro per 37 milioni.
La ricusazione
E dunque, dopo essersi scambiati denunce sanguinose a New York, a Londra e a Milano (dove appunto è avvenuta la ricusazione dell’arbitro Lacchini non per la pretesa corruzione, destituita di fondamento, bensì per essere diventato parte in causa in virtù delle accuse degli americani), le due parti hanno raggiunto una transazione complessiva e tombale, nella quale AmTrust ha riconosciuto a Somma una cifra attorno a 60 milioni tra provvigioni dovute e patto di non concorrenza, che impegna entrambi a disinnescare il rispettivo arsenale di azioni penali e civili ovunque avviate. Restano però i danni provocati alle persone terze dalla furibonda battaglia, danni che difficilmente potranno essere interamente cancellati.