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Indagine Willis Towers Watson, gli asset dei più grandi gestori superano gli 80 miliardi di dollari

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La rilevazione del colosso nella consulenza e nel brokeraggio mostra come la gestione passiva continui a guadagnare quote a scapito di quella attiva

Secondo l’indagine Global 500 di Willis Towers Watson, nel 2016 gli asset under management (AUM) dei 500 più grandi gestori a livello globale hanno registrato un incremento del 5,8% raggiungendo quota 81,2 miliardi di dollari.

L’indagine, basata sui dati dello scorso anno, rileva che gli AUM dei gestori del Nord America sono aumentati del 7,7% arrivando a 47,4 miliardi di dollari. Segno più anche per i patrimoni dei fondi europei – compreso il Regno Unito – che sono aumentati del 2,8% raggiungendo i 25,8 miliardi di dollari. Gli AUM dei gestori britannici sono tuttavia calati per il secondo anno consecutivo, scendendo a 6,3 miliardi di dollari (-4,5%). La quota di gestione attiva, che ancora rappresenta il 78,4% del totale, è diminuita rispetto all’anno precedente (79,7%, nel 2015) a favore del continuo incremento della gestione passiva.

“Nonostante le gestioni passive rimangano significativamente inferiori a quelle attive, la loro percentuale negli ultimi cinque anni è cresciuta dal 16,5% al 21,6% – ha commentato Alessandra Pasquoni, responsabile Willis Towers Watson in Italia per l’attività di investment consulting –. Ci aspettiamo che questo trend continuerà e spingerà a rivedere al ribasso l’attuale sistema delle commissioni, in particolare fra i gestori attivi, con l’obiettivo di rimanere competitivi e massimizzare il valore per gli investitori”.

Gli AUM dei primi venti fondi hanno avuto un incremento del 6,7% raggiungendo il valore di 34.3 miliardi di dollari, rispetto ai 26 miliardi di dieci anni fa e 20,5 miliardi del 2008. La quota totale delle attività gestite è aumentata per il terzo anno consecutivo, passando dal 41,9% nel 2015 al 42,3% alla fine del 2016. Nonostante questo, i 250 gestori di minori dimensioni hanno registrato un tasso di crescita superiore delle AUM (+7,3%) nel corso dell’anno.

Come negli anni precedenti, spiegano ancora dal colosso nella consulenza e nel brokeraggio, il patrimonio netto e le attività a reddito fisso hanno continuato a dominare, con una quota del 78,7% del patrimonio complessivo (44,3% del patrimonio netto, 34,4% di reddito fisso) e un aumento combinato del 3% nel 2016. In prosecuzione con la forte crescita sperimentata nel 2015, gli asset investiti in gestioni alternative hanno registrato un aumento del 5,1% alla fine del 2016, seguiti dai titoli azionari (+4,1%).

“Quanto agli investimenti alternativi, continuiamo a riscontrare un forte interesse da parte degli investitori, sotto pressione per trovare strumenti efficaci di diversificazione in un contesto in cui i rendimenti degli asset tradizionali offrono ritorni minori rispetto alle attese – ha proseguito Pasquoni –. Questo tipo di strategie spesso presentano una maggiore complessità e richiedono una più attenta gestione del rischio. Lo vediamo per esempio nella crescita di asset gestite da gestori di boutique d’investimento con competenze specializzate”.

L’indagine evidenzia inoltre una maggiore attenzione agli investimenti sostenibili: il 78% del campione riconosce un sempre maggiore interesse dei propri clienti per questo tipo di strategie e del valore aggiunto che portano.

Intermedia Channel

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