“Noi non stiamo salvando i Ligresti come qualcuno ha scritto, anzi mi par di capire che ai Ligresti non va niente, si fa un aumento di capitale sociale e tutti i soldi che entreranno, se si farà l’operazione, rimangono all’interno del perimetro. Qui non si salvano i Ligresti ma un patrimonio che è innanzitutto la copertura assicurativa di otto milioni di assicurati e 8mila dipendenti“.
Così il presidente di Coop Adriatica, Adriano Turrini, ha commentato a margine di una conferenza a Bologna la possibile fusione del gruppo Unipol con Fonsai.
La coop di distribuzione è oggi il primo socio della holding Finsoe, controllante di Unipol. Turrini, in qualità di socio forte, sintetizza così la possibile fusione tra il colosso assicurativo bolognese e la galassia dei Ligresti: “Qualcuno si mette in piazza in questo momento per cercare si salvare un’impresa con 8mila dipendenti e otto milioni di assicurati. E’ un patrimonio di questo Paese“. Secondo il dirigente cooperativo “non sfugge a nessuno che con il miliardo di perdita siamo in presenza oggi di una Fonsai che, senza l’intervento di qualcuno, avrebbe delle serie difficoltà. E’ per noi uno sforzo importante ma che vale la pena di fare, non per entrare in qualche salotto buono ma per fare il nostro mestiere fino in fondo, per trarre i ritorni e gli utili che crediamo possano esserci da un progetto industriale significativo“.
L’operazione orchestrata dal presidente Unipol, Pierluigi Stefanini, è quindi “un progetto troppo importante per non fare la nostra parte fino in fondo. E’ importante perché, aldilà del progetto industriale che riguarda Unipol, ai soci in questo momento interessa quello che può essere il ritorno economico di un progetto significativo, quindi l’interesse nostro è avere nel tempo dividendi tali da remunerare nel modo migliore il nostro capitale investito“.
Fonte: Il Sole 24 Ore Radiocor (Articolo originale)