Il caso della società di broker assicurativi. Stamani è attesa la decisione del Tribunale fallimentare sulla domanda di concordato
Ossigeno per altri due mesi: garantita la cassa integrazione in deroga fino al 30 giugno, con possibilità di proroga fino al 31 agosto. Poi, però, i 44 dipendenti della Verconsult dovranno dire addio al loro posto di lavoro. Di alternative ce ne sono poche. Al massimo, gli ormai ex impiegati della società di brokeraggio assicurativo potranno usufruire dell’incentivo messo sul piatto dall’azienda a un passo dal crac, vale a dire un corso di formazione, out placement come si dice in gergo, per cercare una rapida ricollocazione sul mercato. «Siamo riusciti a ottenere solo questo — allarga le braccia Francesco Signore, delegato Filcams-Cgil — ma era difficile avere altro». Il destino dell’ex Gpa è segnato: oggi dovrebbe arrivare il verdetto del Tribunale fallimentare sulla richiesta di concordato avanzata dalla dirigenza; poi toccherà all’assemblea dei creditori dare il placet definitivo alla procedura. Un default senza via d’uscita, in poche parole. Tutto è iniziato alla fine dello scorso anno, quando i vertici di via Gioia, costretti a una pesante ristrutturazione con tanto di cambio di marchio (da Gpa a Verconsult), annunciarono un accordo-monstre con i concorrenti di Assiteca: «Nasce il colosso da 700 milioni di premi», i titoli roboanti.
Una scelta obbligata, come messo nero su bianco nell’incontro con i sindacati datato 11 novembre: «La perdurante crisi che ha colpito il mercato di riferimento ha determinato una situazione debitoria che comporta l’impossibilità di proseguire l’attività». E ancora, «le azioni intraprese, al fine di ripristinare l’equilibrio economico-finanziario della società, anche attraverso l’ingresso di nuovi partner, nonché gli sforzi per la riduzione dei costi fissi attuati nel corso degli ultimi cinque anni, non sono risultati sufficienti». Ecco la soluzione: cessione in affitto ad Assiteca del ramo d’azienda Verconsult relativo alla rete commerciale, con trasferimento immediato di 29 dipendenti della sede centrale (su un totale di 140 su tutto il territorio nazionale), di cui 26 a tempo indeterminato, 2 con contratto d’apprendistato e un dirigente. E gli altri? Per la maggior parte di loro il primo gennaio 2014 è scattata la cassa integrazione in deroga. «Stipendio quasi dimezzato», il calcolo dei diretti interessati. Che, però, un mese dopo si sono ritrovati a dover fronteggiare una grana ben più pesante: il 17 febbraio, infatti, la Verconsult ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per l’intero organico, «ormai ridotto a 62 lavoratori, di cui 44 a Milano e il resto nelle filiali di Bologna, Catania, Genova, Lecce, Napoli, Roma e Torino». L’11 aprile, i dipendenti dell’azienda hanno prima dato vita a un presidio di protesta, poi sono saliti a incontrare la dirigenza, strappando soltanto un incentivo all’esodo pari a una mensilità o poco più.
Autore: Nicola Palma – Il Giorno Milano