(Autore: Federica Pezzatti – Plus24)
Si ragiona sull’obbligo della copertura degli immobili ma per ora le polizze offerte sono care e rare
Piove e come ogni autunno in Italia ci si ritrova a fare la stima dei danni causati dalle alluvioni. Si stanziano dei fondi pubblici e fino alla prossima “stagione delle piogge” non se ne parlerà più. Negli ultimi dieci anni lo Stato ha speso 3,3 miliardi di euro l’anno per coprire i danni originati da fenomeni naturali. Ma fino a quando sarà sostenibile questo sistema in cui paga il contribuente, soprattutto con l’intensificarsi della violenza delle precipitazioni e con un debito pubblico opprimente? In altri Paesi, persino in Turchia, si sono da tempo introdotte forme assicurative per le catastrofi più ricorrenti. In Italia se ne parla ogni volta dopo un grave evento, ma si fatica a trovare una soluzione. «Il tema delle assicurazioni catastrofali è da affrontare in una legge quadro organica sul tema. Il Parlamento è al lavoro e il governo lo segue con attenzione», ha spiegato nei giorni scorsi il sottosegretario Graziano Del Rio. Le sue parole hanno allarmato qualcuno che pensa che sia in arrivo l’obbligatorietà della polizza a protezione degli immobili dalle catastrofi, che si tradurrebbe di fatto in un’ennesima tassa sul mattone. I consumatori temono poi che si possa riproporre il problema del “caro polizza” che già si vive nel settore Rc Auto. In proposito Ania ha recentemente proposto un sistema misto in cui lo stato potrebbe coprire una determinata percentuale del danno subito (per esempio il 5o%), mentre le compagnie si occuperebbero della copertura tramite una polizza privata di natura obbligatoria sottoscritta dai proprietari di abitazione. «L’obbligatorietà avrebbe lo scopo di creare la massa critica necessaria per un buon funzionamento del meccanismo assicurativo basato sulla mutualità e sulla ripartizione del rischio in virtù del quale il costo pro capite, sia pure collegato alle dimensioni dell’abitazione e alla rischiosità della sua ubicazione, sarebbe di gran lunga più basso di quanto le compagnie dovrebbero richiedere come premio nel caso dell’adesione facoltativa», ha spiegato Aldo Minucci, presidente dell’associazione delle compagnie. Il modello dovrebbe completarsi con la funzione attribuita allo Stato di riassicuratore di ultima istanza nel caso di eventi eccezionali che il sistema assicurativo (nazionale e internazionale) non sarebbe in grado di coprire.
Del resto l’Italia è uno dei pochi paesi che non prevede coperture obbligatorie o semi obbligatorie eppure il suo territorio è molto esposto al rischio sismico e a quello idrogeologico. Allo stato attuale, inoltre, non solo non ci sono agevolazioni per chi si copre, ma sui premi pagati grava una tassa pari al 22,5%. Inoltre le polizze che rimborsano i danni originati dalle alluvioni non sono particolarmente diffuse in Italia. Generalmente sono inserite, a richiesta, in polizze multiramo a protezione del fabbricato o dei beni in esso contenuti. In particolare sono incluse nelle soluzioni pensate per le imprese (stabilimenti industriali, centri commerciali) che generalmente si coprono con polizze omnicomprensive: secondo stime Ania l’importo assicurato ogni anno da questi soggetti contro eventi catastrofali in Italia ammonta a circa 30o miliardi di euro. «Se questi contratti sono diffusi tra le grandi aziende ciò non avviene nelle Pmi dove si registrano elevati tassi di scopertura», sottolinea Antonia Boccadoro, direttore generale dell’Aiba. Per questo i broker chiedono un abbassamento delle tasse su questi contratti che ne permetterebbe una maggiore diffusione.
Anche per le abitazioni private l’offerta di polizze di copertura ad hoc per terremoti e alluvioni scarseggia e raramente queste garanzie vengono inserite in pacchetti fabbricato. Se si stanno diffondendo quelle specializzate sui terremoti – ne esistono circa una decina con premi medi che vanno (dai 4o ai 400 euro a seconda della zona) −, per le alluvioni ci sono poche coperture. E quelle poche sono molto care per chi abita in zone ad alto rischio: il prezzo per un appartamento medio può variare da 3o a 9oo euro. «L’offerta esiste ma i clienti sono pochi: l’estensione per catastrofi naturali rappresenta solo una parte minima delle polizze incendio a cui di solito è abbinata», spiega Roberto Manzato, direttore centrale vita, danni e servizi di Ania. In particolare la copertura “alluvione” tendenzialmente viene offerta in pochi prodotti e spesso sono previste molte esclusioni: il motivo è semplice chi vuole assicurarsi per questi eventi è generalmente un soggetto fortemente a rischio e dunque si verifica la cosiddetta “antiselezione del rischio” che nel settore delle catastrofali è così alta da rendere difficile l’incrocio tra domanda e offerta. Ancora peggio siamo messi quanto ai danni più comuni conseguenza del dissesto idrogeologico, come le frane: in Italia non ci sono coperture assicurative specifiche per “smottamento e bradisismo”.