(Autore: Simone Gallotti – Il Secolo XIX)
L’altro prezzo della tragedia del “Norman Atlantic”, Anek Lines risponderà delle perdite umane. L’esperto: «Possibile un rimpallo di responsabilità fra armatore italiano e noleggiatore greco»
E’ complicato capire chi pagherà alla fine i danni, almeno in questa fase: le cause dell’incendio del Norman Atlantic sono infatti ancora tutte da accertare, l’inchiesta non è ancora iniziata e senza una perizia è difficile stabilire quale parte e quale assicuratore dovrà farsi carico dei risarcimenti. Ma c’è la certezza che la questione legale-assicurativa dell’incidente del traghetto costituirà un caso e che le assicurazioni di responsabilità sia dell’armatore che della compagnia della nave che operava sulla rotta tra ltalia e Grecia, si daranno battaglia per stabilire chi dovrà risarcire i danni dopo l’incidente che ha colpito la nave. E lo faranno con accuse reciproche, cercando di dimostrare che la responsabilità è dell’altra parte, giocando in buona sostanza, anche se in punta di diritto, allo scaricabarile. Da una parte, l’armatore che, a quanto risulta al Lloyd’s List, è assicurato per la parte relativa al “corpo e macchina” dalla società genovese Siat, affiancata da Generali, e per la parte Protection & Indemnity (responsabilità civile verso terzi) dalla P&I Club norvegese Gard. Dall’altra invece il noleggiatore, Anek Lines, che ha una copertura Charterers Liability con un altro assicuratore P&I.
Il quadro è complesso: la nave infatti ha un proprietario, l’armatore Visemar di Navigazione, ma al momento dell’incidente, il traghetto non operava per conto della società italiana. Il Norman Atlantic è stato infatti noleggiato a tempo alla compagnia di navigazione greca Anek Lines e per conto di questa trasportava merci e passeggeri. E su questo punto che si basa l’incertezza su chi dovrà aprire la borsa dei risarcimenti e che si delinea la probabile battaglia legale tra armatore e Anek Lines per stabilire chi dovrà risarcire i danni e con quali modalità. «Sono coinvolti due soggetti e la situazione è complicata – spiega Francesco Ferrari della First P&I Insurance Broker di Genova −. Nel caso della Concordia, armatore e operatore erano la stessa entità, Costa Crociere, ma qui ci sono due distinte società coinvolte con due differenti compagnie di assicurazioni». La prima partita riguarda la nave: Visemar di Navigazione ha provveduto ad assicurare “corpo e macchine”, come si dice in gergo, coprendo così lo scafo della Norman Atlantic. «Ma ci sono complicazioni anche in questo caso e gli scenari possono essere diversi – spiega ancora Ferrari −. Non si può escludere che si rientri in una Tcl (Total Constructive Loss) e cioè che la nave non sia più recuperabile e il suo valore sia inferiore al costo delle riparazioni». In questo caso all’armatore non converrebbe rimettere in sesto la nave, ma sarebbe più vantaggioso per lui abbandonarla, assicurarsi il risarcimento dell’assicuratore che diventerebbe così anche il proprietario del relitto e decidere su un’eventuale demolizione. Questa ipotesi non è così remota nel caso del Norman Atlantic, considerato che il traghetto ha bruciato per più giorni e i danni, anche se devono ancora essere quantificati, fanno supporre un difficile recupero.
La seconda partita assicurativa, quella forse più delicata e complessa, si giocherà invece sui danni ai terzi, alle persone ed alla merce trasportata. «Anek Lines ha emesso il biglietto assumendo pertanto la veste di vettore contrattuale ed è, quindi, a tutti gli effetti il soggetto responsabile del contratto di trasporto – spiega Ferrari −. Sarà alla compagnia greca che in prima istanza si rivolgeranno i parenti delle vittime per ottenere i risarcimenti, così come saranno gli assicuratori di Anek Lines a dover gestire in prima istanza i danni subiti dalla merce trasportata, dai camion con il loro contenuto sino alle vetture, tutti i danni materiali insomma». Anek Lines, nel contempo, si riserverà l’azione legale di recupero dei danni nei confronti dell’armatore secondo quanto previsto dal contratto di noleggio. È qui che, verosimilmente, si scatenerà la guerra legale tra armatore, noleggiatore e i rispettivi assicuratori, cioè i Clubs P&I che assicurano le diverse responsabilità dell’armatore: «Infatti, basandomi sull’esperienza, posso immaginare che Anek Lines e il suo P&I Club metteranno in mora l’armatore e i suoi assicuratori». Ecco dove si combatterà la battaglia: negli scenari ipotìzzabili, la compagnia greca potrebbe sostenere che la nave non era in perfette condizioni di navigabilità. A dimostrarlo potrebbe citare, e siamo sempre nel campo delle ipotesi di quello che potrà accadere quando si dovrà stabilire a chi toccherà il conto salato della tragedia, le deficienze che l’ultima ispezione aveva rilevato. A quel punto, nella partita a scacchi, sarà il turno dell’armatore: la risposta più probabile è che la nave era in perfette condizioni di navigabilità e di sicurezza. L’autorità marittima, in seguito all’ultima visita a bordo, non aveva ritenuto infatti di fermare la nave, riconoscendola quindi in piena efficienza. «Volendo complicare ulteriormente la partita si potrebbe questionare anche sulla disposizione dei mezzi in garage – ipotizza Ferrari −. Il piano di carico, la cui approvazione segue un percorso complicato, trova l’approvazione definitiva dalla plancia di comando». Quindi se la causa dell’incidente dovesse dimostrarsi un errato posizionamento del carico, Anek Lines potrebbe rivalersi sull’armatore, perché l’equipaggio è stato fornito da Visemar. I due soggetti, armatore e noleggiatore, supportati dai loro P&I Clubs, dunque si daranno battaglia, anche perché i risarcimenti saranno comunque ingenti. Il valore dei danni è ancora impossibile da stabilire, anche se è verosimile che la parte armatoriale invocherà i limiti del risarcimento così come previsti dalla Convenzione internazionale sulla limitazione di responsabilità per i crediti marittimi che prevede la possibilità per l’armatore e di riflesso i suoi assicuratori P&I, di costituire un fondo di garanzia da cui attingere per risarcire le vittime e chi ha subitodanni. E’ il triste calcolo del prezzo della tragedia.