Opinione della Settimana

E-Health, la sanità passa al digitale. Un mercato da 60 miliardi di dollari

e-Health - Salute - Digitalizzazione Imc

(di Christian Benna – Repubblica Affari & Finanza)

I pazienti hanno già i loro terminali mobili: ora arrivano le App adatte e soprattutto le piattaforme per l’analisi e la gestiuone dei dati ricavati dal monitoraggio e in tempo reale di ogni ammalato. Da casa propria

«Salvate il soldato Ryan» va aggiornato ai tempi della rivoluzione digitale. Per i marines e tutti gli altri corpi militari Usa, inclusi i veterani, sono in arrivo prestazioni sanitarie a base di bit e telemedicina. Il Pentagono ha appena firmato un maxi-contratto di 4,3 miliardi di dollari per la digitalizzazione di oltre 10 milioni di cartelle cliniche. Il che significa che tutti i dati immagazzinati nei fascicoli elettronici sullo stato di salute degli addetti della Difesa Usa, in mimetica e non, potranno essere consultate in ogni momento e in qualunque luogo del pianeta connesso a una rete intemet. E, in futuro, con l’ausilio dei dispositivi indossabili (orologi e occhiali intelligenti), eventuali malattie, ferite, infortuni o patologie croniche dei G.I. saranno costantemente monitorate, ed eventualmente curate, anche da remoto.

Non siamo ancora arrivati alla pillola intelligente che una volta ingoiata ci dice, attraverso lo smartphone, se stiamo per ammalarci e che fare per prevenire complicazioni, ma la rivoluzione del digital healthcare è alle porte. Il mercato vale circa 60 miliardi di dollari, 15 di questi generati in Europa, e riguarda soprattutto soluzioni wireless per il controllo dei parametri biometrici e servizi di mobile health, per l’assistenza sanitaria a distanza. Le prospettive di sviluppo sono enormi, in grado di cambiare il paradigma della cura tradizionale in un modello predittivo e preventivo, permettendo ai servizi sanitari nazionali di operare in modo più efficiente e risparmiare risorse.

Il primo passo della salute 2.0 quello della cartella clinica digitale, la piattaforma di dati indispensabile per costruire attorno ad essa la complessa macchina della sanità digitale. La svolta del Pentagono arriva 5 anni dopo il pacchetto di stimoli (fino a 30 miliardi) messi in campo dal presidente Obama per la modernizzazione del sistema sanitario Usa, la stampella informatica per reggere l’urto dell’impegno statale dell’Obamacare che ha fatto lievitare il costo (tra pubblico e privato) della sanità Made in Usa al 18% del Pil, il tasso più alto al mondo.

Secondo un report di Goldman Sachs, l’utilizzo diffuso di tecnologie digitali e di intemet delle cose potrebbe portare a risparmi di circa 300 miliardi di dollari l’anno, su una spesa totale che vale 3.800 miliardi. Un terzo delle patologie degli americani è di tipo cronico, e molti di questi pazienti potrebbero essere seguiti dai medici attraverso un monitoraggio a distanza, intervenendo in tempo reale in base ai cambiamenti riscontrati nei referti clinici. La cura digitale non è solo una frontiera made in Usa. In un report l’Ocse ha evidenziato la necessita di puntare su modelli di gestione della sanità 2.0. Nel 1970 la spesa pubblica dei paesi industrializzati per sostenere la sanità ammontava, in media, a circa il 5% del pil, mentre oggi vale circa il 10%. L’aumento dell’aspettativa di vita sposterà in avanti anche i costi per curare tutte quelle patologie che riguardano una popolazione sempre più anziana. Nel 2050, gli ottuagenari nel mondo saranno 434 milioni contro i 125 milioni di oggi, e saranno il 18% della popolazione in Giappone, il 14% in Germania, in Corea del Sud e in Italia. Ci sarà, inevitabilmente, un’impennata di patologie croniche che andranno a carico di sistemi sanitari nazionali. Il tutto mentre gli Stati cercano di ridurre la spesa per la salute, per liberare risorse per la crescita economica.

Per far fronte a un modello di welfare in crisi, secondo gli analisti dell’Ocse, il digitale può risolvere diversi nodi, alleggerendo la spesa e migliorando la cura dei malati. Già oggi, lo stima Deloitte, la telemedicina, ovvero l’assistenza sanitaria a distanza, è utilizzata per il 14% dei pazienti britannici, l’11% per gli svedesi e il 10% degli spagnoli. Ma l’innovazione della salute 2.0 riguarderà molti altri settori, a partire da quello assicurativo. Negli Stati Uniti, i grandi finanziatori delle startup della salute digitale sono proprio le compagnie assicuratrici, che contano di potere vendere ai propri clienti polizze inclusive di dispositivi salva vita. C’è anche chi sostiene che l’auto del futuro sarà il driver del digital care, ben più dei wearable device. Tanto che i modelli di auto senza guidatori di Apple e Google dovrebbero prevedere anche soluzioni per il monitoraggio della salute dei passeggeri a bordo.

In attesa delle quattro ruote, la casa di Cupertino ha lanciato un research kit, una piattaforma per costruire app in grado di analizzare i dati sulla nostra salute, mentre Big G investe in innovazione farmaceutiche e mette online sportelli medici.

Le idee avveniristiche per l’applicazione dei dispositivi di salute 2.0 non mancano, bisogna però fare i conti con criticità ancora tutte da risolvere. E ancora una volta bisogna guardare all’America per capire benefici e problemi della nuova onda digitale. La strategia di e-health di Obama, malgrado i numeri impressionanti di investimento è finita nella graticola delle critiche. Molti ospedali lamentano che, così com’è, il sistema di cartelle digitali sta ingolfando il lavoro dei medici senza portare i risparmi promessi. E questo sta succedendo perché la corsa al business sanitario 2.0 ha scatenato una competizione senza freni, creando tra i vendor di soluzioni informatiche la proliferazioni di sistemi chiusi.

Il nodo della privacy è cruciale per lo sviluppo di tutto il settore. Ma, con la scusa della riservatezza molti operatori, e soprattutto nel timore di perdere “clienti”, sono riluttanti a lanciare sul mercato piattaforme open source. Le clausole block in sono ormai la prassi, e per leggere una cartella clinica di un operatore diverso proprio fornitore, l’ospedale deve sborsare somme di denaro in più rispetto al contratto stipulato. Ora il Congresso sta cercando di correre ai ripari con una legge che punirà tutti coloro che ostacolano lo scambio di informazioni sanitarie.

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