(di Alessandro Merli – Il Sole 24 Ore)
Ampliata la gamma delle obbligazioni societarie (escluse quelle bancarie) che rientreranno nel Qe. Operazioni su mercato secondario e primario. I titoli acquistabili possono avere una maturità fino a 30 anni e vita residua di sei mesi. La Bce può comprare fino al 70% della singoia emissione
La Banca centrale europea ha messo a punto ieri un altro tassello del piano di stimolo annunciato il mese scorso, illustrando i dettagli degli acquisti di obbligazioni societarie che inizieranno a giugno.
Le operazioni, che saranno condotte sotto il coordinamento della Bce da sei banche centrali nazionali, fra cui la Banca d’Italia, riguarderanno titoli in euro emessi da società incorporate nell’eurozona e verranno realizzate sia sul mercato primario sia sul secondario. Sono escluse le obbligazioni bancarie o quelle di società la cui casa madre è una banca (la Bce è oggi anche organo di vigilanza sui principali istituti di credito europei e ha quindi voluto evitare un conflitto d’interessi), ma sono comprese le obbligazioni delle compagnie di assicurazione.
I titoli dovranno avere un rating di investment grade, quindi pari almeno a BBB-, per limitare il rischio a carico dell’acquirente: i rischi, comunque, a differenza di quelli sugli acquisti dei titoli di Stato, che sono per lo più a carico delle banche centrali nazionali, sono condivisi a livello dell’Eurosistema, che quindi ripartirà utili e perdite.
Le obbligazioni acquistabili devono avere una vita residua di almeno sei mesi e fino a 30 anni e la Bce può comprare fino al 70% della singola emissione. Secondo stime di mercato, le obbligazioni societarie già emesse sono circa 1.100 miliardi di euro, anche se una parte di queste non è probabilmente disponibile, in quanto si tratta di attività che spesso gli investitori detengono fino a scadenza. La presenza della Bce anche sul mercato primario potrebbe tuttavia stimolare l’attività di emissione.
La Bce acquisterà in proporzione della capitalizzazione di mercato, e non della quota di capitale dei Paesi nella Bce stessa, come avviene invece per i titoli di Stato: il che significa che al primo posto negli acquisti figureranno i titoli di società francesi, le più attive su questo mercato, seguite da quelle tedesche, e, a una certa distanza, da quelle italiane, olandesi e spagnole. L’acquisto di obbligazioni societarie potrebbe anche servire a ovviare in futuro alla scarsità di titoli pubblici tedeschi, anche se ieri in conferenza stampa il presidente della Bce, Mario Draghi (nella foto), ha smentito l’esistenza di questo problema.
Gli importi che verranno acquistati (e che rientreranno negli 80 miliardi di euro mensili complessivi del Qe) non sono fissati in anticipo, ma la Bce pubblicherà settimanalmente le quantità realizzate. Alla vigilia dell’annuncio, le stime di mercato sugli importi variavano in modo ampio, da 2 a 20 miliardi di euro al mese. Secondo Karen Ward, economista di Hsbc, assumendo che le dimensioni degli acquisti di obbligazioni societarie siano più o meno linea con quelli di obbligazioni bancarie garantite (covered bond) e di titoli cartolarizzati (Abs), cioè circa 10 miliardi di euro al mese, gli acquisti di titoli pubblici dovrebbero ridursi a circa 60 miliardi di euro al mese, il 90% dei quali debito sovrano dei Paesi dell’eurozona e il 10% di istituzioni sovranazionali.
Qualche osservatore ha lamentato che la presenza massiccia della Bce sul mercato possa avere un effetto distorsivo. Nella nota esplicativa pubblicata ieri, l’istituto di Francoforte sostiene che presterà attenzione al potenziale impatto delle proprie operazioni sulla liquidità di mercato.
I dettagli tecnici pubblicati ieri sono complessivamente, secondo Marco Valli di Unicredit, «più coraggiosi delle attese», per la decisione di intervenire anche sul mercato primario e la fissazione del limite al 70% per singola emissione, oltre che l’inclusione di società di fuori dell’area euro purché abbiano un veicolo emittente all’interno dell’eurozona. Questo, secondo alcune stime dovrebbe aumentare di un terzo circa l’importo complessivo acquistabile. Critico invece il presidente del centro di ricerca bavarese Ifo, Clemens Fuest, secondo cui gli interventi sul primario consentiranno alle società di trasferire il rischio alla Bce.