Secondo i dati resi noti dalla Covip, gli iscritti alle forme di previdenza complementare sono circa 8,8 milioni
Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti si sono attestati, rispettivamente, al 4,9 e al 6,4 % per fondi negoziali e fondi aperti; nei PIP di ramo III essi sono stati pari all’11,1 %; per le gestioni separate di ramo I, il risultato è stato pari all’1,3 %

La Covip ha pubblicato i dati statistici relativi all’andamento della previdenza complementare nel 2021. A fine dicembre le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari risultavano essere 9,745 milioni, in crescita di 403mila unità rispetto alla fine del 2020 (+4,3%).
La Commissione di vigilanza sui fondi pensione precisa che tale numero di posizioni include anche coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme. Tenendo quindi conto delle doppie posizioni il totale degli iscritti alle forme di previdenza complementare è pari a circa 8,8 milioni di individui.
I fondi negoziali registrano un incremento di 196.000 posizioni (+6% su base annua), per un totale a fine anno di 3,457 milioni.
Oltre quattro quinti della crescita si è avuta nei fondi per i quali sono attive le adesioni contrattuali, che per i nuovi assunti di diversi settori hanno luogo automaticamente sulla base dei contratti nazionali di riferimento, anche in corrispondenza di un flusso contributivo modesto.
Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 108.000 posizioni in più nei fondi aperti (+6,6%) e 103.000 posizioni in più nei PIP nuovi (+2,9%). Alla fine del 2021, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,735 milioni e 3,613 milioni di unità.
Le risorse destinate alle prestazioni sono, a fine dicembre 2021, pari a 212,6 miliardi di euro, circa 14,7 miliardi in più rispetto alla fine del 2020.
I contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP nuovi sono stati pari a 13,3 miliardi di euro, in crescita di circa 890 milioni di euro (+7,2 %) rispetto al 2020. L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche, con variazioni tendenziali che vanno dal 5,4 % dei fondi negoziali, al 6,9 dei PIP fino al 12,3 % dei fondi aperti.
Per quanto riguarda i rendimenti, i risultati delle forme complementari sono stati in media positivi, e più elevati per le linee di investimento caratterizzate da una maggiore esposizione azionaria. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti si sono attestati, rispettivamente, al 4,9 e al 6,4 % per fondi negoziali e fondi aperti; nei PIP di ramo III essi sono stati pari all’11,1 %. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,3 %. Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nei dieci anni da inizio 2012 a fine 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 4,1 % per i fondi negoziali, al 4,6 per i fondi aperti, al 5 per i PIP di ramo III e al 2,2 % per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari all’1,9 % annuo.
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