(di Marco lo Conte – Oltre il Tfr)
«Era inevitabile, la poca convenienza del Tfr in busta paga è evidente. Fondi pensione tutta la vita». Questo uno dei commenti a questa rubrica la scorsa settimana sulle ragioni che hanno spinto finora pochissimi lavoratori a presentare domanda di Quir, il Tfr in busta paga. A far la differenza il maggior peso fiscale e la propensione al risparmio, che disincentiva allo smobilizzo per il breve termine. Allora perché i fondi pensione faticano a fare breccia? Dati per rispondere li ha diffusi la relazione annuale della Covip, presentata pochi giorni fa. Quasi il 30% dei lavoratori è iscritto, il patrimonio è oltre l’8% del Pil ed entro fine 2015 supererà il 10%. D’altra parte la crescita degli iscritti alle forme individuali è (quasi) apparente: su 6,5 milioni, hanno smesso di versare contributi un milione e mezzo di aderenti, quasi tutti a fondi aperti e polizze (Pip). Sul patrimonio: nel 2014 sono stati versati contributi per 13 miliardi di euro, 600 milioni in più del 2013, ma una parte di questi — 5,3 miliardi — provengono da Tfr (meno della metà) ossia da una voce che comunque non è a disposizione del lavoratore in forma liquida (come invece i contributi volontari).
Come rendere lampante la convenienza di aderire a un fondo pensione, dunque? Il Ddl concorrenza li scioglierà? Innanzitutto non si può dimenticare che la crisi ha drenato risorse agli italiani, differenziati in una piramide economico sociale ancor più allungata. Il Ddl concorrenza che, com’è noto, allargherà la portabilità delle posizioni individuali mettendo in competizione strutture profit e no profit. Lungo la strada verso possibili fusioni si discute già di soglie minime di “sopravvivenza”: circolano indicazioni per cui saranno invitati a unirsi i fondi con meno di 5/600 milioni di euro di patrimonio e/o almeno 100mila aderenti. Sono 11 i fondi pensione con uno stock di questa dimensione, come riferito proprio da Covip; 268 fondi su 496 (la metà) hanno meno di 100 iscritti e tutti insieme hanno un patrimonio pari all’1% del totale. Assisteremo a fusioni forzate anche tra fondi pensioni e Pip? E cosa diranno banche e assicurazioni? Forse il Ddl riuscirà nel suo intento se negoziali e preesistenti saranno portati a regime ad avere una rete di distribuzione/consulenza previdenziale. Solo così una seria campagna informativa da parte della mano pubblica non sarà necessaria.