(di Paolo Dal Ben – L’Arena)
Eletto il nuovo consiglio di amministrazione. La lista dei vertici della compagnia ottiene 4.014 voti (80,6%). Il presidente: «Premiato il lavoro svolto in tutti questi anni». Il manager: «Gruppo molto solido, confermiamo obiettivi del piano»
I soci di Cattolica confermano i vertici e rinnovano l’intero consiglio di amministrazione all’insegna della continuità. E la spaccatura che qualcuno aveva annunciato non c’è stata. La lista del cda guidata dal presidente Paolo Bedoni ha ricevuto 4.014 voti pari all’80,6% contro i 924 voti (19,4%) della lista alternativa «Cattolica al centro», promossa dall’azionista milanese Cova Minotti (con lo 0,6%), sostenuta dall’avvocato Dario Trevisan e guidata dal commercialista veronese Michele Giangrande. La lista di minoranza porterà in cda un loro rappresentante.
«Mi sembra sia stato premiato il lavoro fatto in questi anni», ha commentato visibilmente sollevato il presidente Paolo Bedoni a conclusione dei lavori assembleari e dopo l’esito del voto. «Qui abbiamo portato numeri e fatti e i soci di una società cooperativa hanno giudicato il nostro operato. Non va condannato l’istituto cooperativo, ma la gestione che se ne fa».
Un’assemblea lunga e animata, quella di ieri (sabato 16 aprile, ndIMC), che per alcuni versi ha ricordato quella del 2010 quando ci fu un’altra lista alternativa, ma allora fu «combattuta» anche prima dei lavori assembleari, dentro e fuori i salotti scaligeri, evidenziando un fermento nella compagnia e una divisione nella città.
Ieri (sabato 16 aprile, ndIMC), invece è sembrato più un arrembaggio fatto a colpi di esposti in Consob e analisi di numeri da parte di specialisti di bilanci e di assemblee. L’anno scorso nella votazione per il rinnovo del collegio sindacale il gruppo che fa riferimento a Giangrande aveva incassato oltre il 25% mentre in assemblea i voti hanno sfiorato il 20%. Quest’anno al voto capitario per la prima volta è stata aggiunta la possibilità di portare fino a 5 deleghe.
Botta e risposta – Bedoni ha condotto i lavori assembleari cercando di contenere dentro i paletti della correttezza gli interventi, anche quando gli attacchi sono arrivati alla persona del presidente: qualcuno ha alluso a presunti favoritismi della compagnia al fratello avvocato. Il presidente ha letto le 11 cartelle di informazioni del cda in risposta alla Consob e ai quesiti degli esponenti dell’altra lista. Ma anche lo stesso amministratore delegato Giovan Battista Mazzucchelli ha replicato a 9 domande circostanziate presentate da Giangrande. I temi hanno riguardato i rapporti di partnership con il socio di riferimento BpVi, che detiene oltre il 15% di Cattolica (gli intrecci azionari, l’aumento di capitale in BpVi e le partecipazioni nelle tre società Berica Vita, Cattolica Life e Abc Assicura). Poi sotto accusa anche il dividendo «troppo ricco» di 0,35 euro derivante dagli utili 2015 (0,20 euro) e dagli utili accantonati negli anni precedenti (per 0,15 euro); l’impiego dei 500 milioni dell’aumento di capitale; l’adozione dei parametri per Solvency 2 in materia di requisiti di capitale a copertura; e infine il nodo di alcune presunte «non conformità» della lista alternativa, tra cui i requisiti di un candidato.
«Cattolica», ha sottolineato Mazzucchelli, «come gruppo e capogruppo presenta un livello di Solvibilità Solvency 2 pari a due volte il minimo regolamentare e quello di gruppo è superiore al livello di target nelle due situazioni di stress e scenari avversi». Entro l’anno si dovrebbe completare l’iter per l’adozione dei nuovi parametri voluti da Solvency 2 e dal Regolatore. Questa solidità, assieme ai risultati industriali oltre le previsioni, ha permesso al cda di proporre un dividendo pari a quello dell’anno scorso. «L’utile netto consolidato sarebbe stato di 161 milioni se non avessimo avuto eventi straordinari come le svalutazioni di partecipazioni bancarie per 114 milioni e introiti per dismissioni pari a 52 milioni e un adeguamento Ires di -18 milioni. Confermiamo quindi gli obiettivi ambiziosi del piano». E con la Popolare di Vicenza? «Al momento dell’aumento di capitale di BpVi non c’erano elementi per non farlo», ha precisato l’ad. «La nostra esposizione nella banca vicentina», ha precisato, «è solo di 5 milioni. Cattolica», ha ripetuto due volte, «dopo la valutazione dei legali, si riserverà di ricorrere ad ogni azione idonea per tutelarsi da eventuali danni subiti, ma lo faremo appena ci sarà la nuova governance di BpVi». Mazzucchelli, infine, dopo aver spiegato l’applicazione del piano e l’impiego dei 500 milioni di aumento di capitale, ha citato gli investimenti in nuove tecnologie e la creazione di valore di Cattolica negli ultimi 10 anni (pari a +677 milioni di patrimonio), quindi «non c’è nessun nesso tra aumento di capitale e svalutazioni delle partecipazioni nelle banche». E il titolo? «In linea con il mercato, non rispecchia il valore reale della nostra compagnia».
I soci hanno approvato il bilancio 2015 con 3.092 voti (98 contrari) e i compensi agli amministratori (2.943 sì, 159 no). Via libera anche ai probiviri: Pietro Clementi, Antonio Calice e Marco Cicogna (supplenti, Sergio Caneparo e Piergiorgio Ruggiero).
(nella foto in apertura, da sinistra: Giovan Battista Mazzucchelli – amministratore delegato di Cattolica Assicurazioni – e Paolo Bedoni, presidente di Cattolica Assicurazioni)