(di Carlo Giuro – Milano Finanza)
Gli ultimi 12 mesi sono stati ricchi di novità. È entrato nel vivo il dibattito sulla flessibilità in uscita, è stata varata l’operazione Tfr nello stipendio ed è partita la busta arancione dell’Inps. Ma non è finita qui
L’anno che si chiude è stato caratterizzato da una serie numerosa di significative novità in materia pensionistica in genere e di previdenza complementare più nello specifico. Dalle misure introdotte nella legge di Stabilità 2016 (opzione donna, settima salvaguardia degli esodati, part-time previdenziale) al Tfr in busta paga, alla nuova tassazione sui rendimenti dei fondi pensione innalzata dal precedente 11 al 20%, al disegno di legge concorrenza per quel che concerne la previdenza complementare, senza dimenticare il dibattito in tema di flessibilità in uscita che deve trovare ancora realizzazione. Il bilancio del 2015 per quel che riguarda la previdenza complementare è abbastanza in linea ed in continuità con gli ultimi anni, le adesioni crescono ma con un andamento lento, ancora non sufficiente per tutelare il tenore di vita dei futuri pensionati in età senile. Ancora ridotta è poi la iscrizione dei giovani che maggiormente avrebbero bisogno di dotarsi di un percorso di integrazione pensionistica, e delle donne, che scontano un significativo gender gap in materia previdenziale. Ugualmente ancora ridotta è la penetrazione dei fondi pensione nei confronti dei dipendenti delle piccole e medie imprese (e il fenomeno non va sottovalutato considerando che secondo recenti stime Bankitalia le microimprese, con meno di 10 addetti, in Italia sono circa 4,2 milioni e impiegano circa 7,8 milioni di persone) e dei dipendenti pubblici per cui occorrerebbe anche un aggiornamento normativo essendo i fondi pensione di comparto disciplinati ancora dal decreto 124/1993 con rischio di minore convenienza anche fiscale rispetto alla nuova normativa. Costante è poi ancora il ridotto livello di cultura finanziaria in generale e previdenziale più in particolare. Come dato a consuntivo va allora rimarcato come sicuramente positivo l’avvio de La Mia Pensione da parte dell’Inps, l’operazione trasparenza che ha visto finalmente la luce nel maggio scorso sotto la gestione del neo presidente Tito Boeri (ha assunto la guida dell’Inps all’inizio dell’anno). L’iniziativa punta a fornire agli iscritti una stima dell’assegno pubblico atteso e si basa su un motore di calcolo online presente sul sito dell’Inps. La Mia Pensione, peraltro, arriva con 20 anni di ritardo perché era già prevista dalla riforma Dini del 1995 e poi confermata dalla legge Fornero del 2011.
E ora quali sono le novità da attendersi per il 2016? Partendo dalla previdenza obbligatoria il Governo ha già annunciato che proseguirà negli approfondimenti tecnici per elaborare un pacchetto di misure in materia di flessibilità dell’età pensionabile per ammorbidire i requisiti posti dalla riforma Fornero senza però intaccarne l’impianto complessivo per salvaguardare la sostenibilità del debito previdenziale italiano nel medio-lungo periodo, molto apprezzata a Bruxelles. L’obiettivo è quello di andare incontro alle esigenze delle generazioni prossime alla pensione favorendo al contempo il rilancio della occupazione giovanile. Numerose sono le ipotesi al vaglio, dal prestito previdenziale a paletti graduati in rapporto all’età, alla estensione dell’opzione donna anche agli uomini con una pensione calcolata allora integralmente con il contributivo. Nel 2016 entrano in vigore poi i nuovi requisiti per l’età di pensionamento adeguati alla speranza di vita con un innalzamento di quattro mesi e i coefficienti di trasformazione del metodo di calcolo contributivo aggiornati all’invecchiamento della popolazione. Sempre in tema di previdenza obbligatoria è atteso poi il decreto sui limiti di investimento e conflitti di interesse delle Casse di previdenza dei liberi professionisti per cui recentemente il Consiglio di Stato ha espresso il proprio parere. Quali sono le novità previste per il 2016 per la previdenza complementare? «Il 2016 inizierà con un generalizzato aggiornamento delle politiche di investimento di tutti i fondi pensione», spiega Paolo Pellegrini, vicedirettore generale del Mefop. Entro il 31 dicembre infatti tutti i fondi dovranno rivedere il Documento sulla politica degli investimenti, che indica gli obiettivi previdenziali del fondo, le scelte gestionali e i controlli sui gestori. «Si tratta di un adempimento previsto da tempo, che va fatto ogni tre anni, in occasione del quale è verosimile che molti fondi si adegueranno prima della scadenza, fissata al 28 maggio 2016, alle nuove norme sui limiti agli investimenti del decreto 166/2014, e», prosegue Pellegrini, «è verosimile che in questo passaggio vi siano maggiori spazi per l’investimento in economia reale».
Collegato allo stesso Decreto 166/2014 è anche l’adeguamento alla nuova disciplina dei conflitti di interesse, anch’essa da portare a compimento entro maggio 2016. Ci sono poi alcuni provvedimenti che possono avere un impatto più o meno grande nel mondo della previdenza privata. «Il più importante è il Decreto Concorrenza, attualmente in discussione al Senato. Una volta approvato, si permetterà ai fondi pensione di rendere le prestazioni più flessibili per poter meglio integrare i redditi delle persone per i periodi di non lavoro o part-time relativi alla fase finale della carriera. Inoltre anche l’aderente individuale, al pari di quello collettivo, potrà riscattare quando perde il lavoro, senza necessità di aspettare gli attuali 12-48 mesi di inoccupazione», spiega Pellegrini. Da ultimo si prevede la costituzione di un tavolo di lavoro ministeriale per individuare forme di aggregazione tra fondi pensione di piccole dimensioni. «Importante è anche la nuova regolamentazione Covip sulle modalità di adesione e sulla documentazione informativa, attualmente in consultazione, che semplificherà il rapporto con gli aderenti ai fondi pensione», aggiunge Pellegrini. Vi è poi il tema dei dipendenti pubblici, per i quali il 31 dicembre scade l’opzione per gli ante 2001 la trasformazione del Tfs in Tfr, con la conseguenza che è opportuno riflettere immediatamente se non sia il caso di aderire subito al proprio fondo pensione (Espero per gli insegnanti, Perseo Sirio per gli altri dipendenti pubblici, cui si aggiungono i fondi territoriali Laborfonds e Fopadiva per chi risiede rispettivamente in Trentino e Valle d’Aosta).
«Da ultimo si ricorda che nel 2016, in particolare tra il 1° marzo e il 30 aprile, i fondi pensione potranno chiedere il famoso credito di imposta del 9% per gli investimenti a medio-lungo termine in infrastrutture e fondi che investono in piccole e medie imprese», sottolinea Pellegrini.
Quale è allora l’auspicio per il nuovo anno poi? «L’augurio per il 2016 è un rilancio dell’attenzione di tutti gli operatori e di tutte le parti coinvolte per la diffusione della cultura previdenziale tra i cittadini a tutti i livelli, dando nuovo vigore alla dinamica delle adesioni, che peraltro non è stata negativa nel 2015. Da questo incremento di risparmio previdenziale poi potrà derivare una maggiore attenzione nell’investimento in economia reale, con positive ricadute sul tessuto economico», conclude Pellegrini.